Poggio al Tesoro - 10 Years / 2002 - 2012

30 Atto I / Poggio al Tesoro si presenta 31 Atto I / Poggio al Tesoro si presenta Si, sono passati già dieci anni da quando i fratelli Allegrini, Marilisa, Walter e Franco, iniziarono ad interrogarsi sul loro futuro e su quello della loro azienda; meglio, delle loro aziende, perché a quell’epoca già avevano sperimentato a Villa Giona l’impiego di vitigni adatti ad un esteso mercato internazionale. Nulla che potesse minimamente offuscare lo splendore e l’integrità dei vini di valpolicella, ma era forse il primo segnale che il loro territorio, le loro tradizioni, la loro provincia cominciavano ad andare un poco strette alle loro ambizioni, ai loro sogni, alle loro aspirazioni. E allora ecco che un giorno si fa qualche accenno ad altre terre, un altro si parla di un collega che ha fatto un viaggio, un altro ancora che qualcuno ha assaggiato un vino molto buono. Un’idea tira l’altra ed ecco che piano piano si delinea l’ipotesi che l’azienda di Valpolicella possa essere affiancata da un’altra esperienza in una nuova terra, in un’altra regione. I più caldi sono Marilisa e Walter, perché Franco se ne sta sempre nella sua cantina, accudisce i suoi vini, li ascolta, li coccola e non sente nessun bisogno di diversificare il suo lavoro. Quello che fa gli basta, lo soddisfa. Ma Marilisa e Walter ci tornano spesso sull’argomento e l’inquietudine sale progressivamente e a volte si fa così intensa da togliere il fiato, da lasciare la bocca asciutta. Marilisa è accesa dall’ambizione, vuole mettersi alla prova, vuole tentare di fare qualche cosa di totalmente nuovo ed autonomo rispetto al suo passato ed alla tradizione famigliare. Walter invece ha bisogno di confrontarsi con altre terre, con altre realtà, si sente attratto dal fascino emanato da alcune regioni, alcune denominazioni, alcuni ambienti. Confrontarsi con il mondo intero, aprirsi a nuove suggestioni, nuove sfide da affrontare a cuore aperto. E un bel giorno Marilisa e Walter partono; le vendemmie in Valpolicella sono terminate ed hanno lasciato Franco in cantina ad ascoltare le ultime fermentazioni alcoliche, a controllare che le prime malolattiche partano bene, a dare ogni tanto un’occhiata alle uve in appassimento. Dopo tante discussioni, tante ipotesi, tanti miraggi, sono diretti in Toscana; hanno in mente un nome che a quei tempi sembrava potesse diventare la terra promessa dei vignaioli italiani. Tante altre aziende, tanti altri uomini si stavano già muovendo in quella direzione e gli Allegrini non volevano essere da meno, non volevano perdere questa occasione. Arrivarono a Scansano, a Manciano, fino a Roccalbegna; dalle colline più alte e ripide a quelle più basse e morbide che sentono già la Maremma e il mare Tirreno. Belle le colline, belli anche alcuni vigneti, il paesaggio è ampio e luminoso, persino avvincente, ma la molla non scatta, il fascino non arriva a sedurre nessuno dei due. Assaggiano i vini, i tanti vini di Maremma, dai Morellino di Scansano ai tanti Igt con uve internazionali, Cabernet e Syrah per lo più. Anche qui buoni vini, qualcuno più elegante, altri potenti ma non sempre finissimi. Anche con i vini, buoni, la molla non è scattata, il meccanismo s’è inceppato e non ha prodotto quello che Marilisa e Walter si aspettavano. Non era questo l’Eldorado che avevano immaginato e sognato. Si riparte con un po’ di delusione nello stomaco e la gola che si stringe a scatti. Forza, bisogna reagire: “Cascasse il mondo, ma troveremo quello che cerchiamo e finché non l’avremo trovato non torneremo a casa!” Si risale l’Aurelia, il mare è lì sulla sinistra; poi si allontana per superare il parco della Maremma; poi di nuovo vicino a Follonica e di nuovo si allontana a superare l’istmo di Piombino; ma a San Vincenzo siamo di nuovo sul mare e più avanti le colline a destra si allontanano lasciando spazio anche alla pineta che si prolunga fino a Cecina. Superato il Bambolo all’incrocio per Castagneto Carducci, sulla destra si cominciano a vedere dei vigneti e poco dopo un cartello stradale li frena, d’istinto: bolgheri. Girano l’auto a destra e percorrono il viale, il famoso viale dei cipressi più lungo, più cantato, più fotografato. Quattro chilometri di cipressi, quattro chilometri di saliscendi per capire che questa non è pianura come sembra. Cinque minuti di collo che si allunga, di sguardo indagatore, di leggera ansia che sale al petto, che inquieta fin che si arriva alla porta che introduce nel piccolo abitato di Bolgheri. È tutto un fiorire di enoteche, wine-bar, piccoli ristoranti. C’è molta gente seduta ai tavoli dei locali, molti osservano le bottiglie, altri passeggiano quieti tra le viuzze. Le bottiglie e le casse di legno portano incisi a fuoco nomi di prestigio, quelli che tutti hanno in mente, che tutti hanno sognato di bere, di portarsi a casa. Sta a vedere che la molla è già scattata e Marilisa e Walter non se Poggio al Tesoro si presenta 10 anni fa Atto I Scena IV Pagine successive: Cielo e terra di Valle di Cerbaia

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