Poggio al Tesoro - 10 Years / 2002 - 2012

82 Atto III / Poggio al Tesoro, i suoi uomini e le sue donne 83 Atto III / Poggio al Tesoro, i suoi uomini e le sue donne I cipressi che a Bolgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, Quasi in corsa giganti giovinetti Mi balzarono incontro e mi guardar. No, non temete; non cederemo ai più scontati stereotipi. Certo, bisogna riconoscerlo, cosa ci sarebbe di più facile ed efficace? Siamo a Bolgheri, citiamo Carducci, i cipressi, il duplice filar ed il gioco è fatto: l’immagine è d’effetto, erudita quanto basta, evoca struggenti poetiche e giovanili reminiscenze nell’animo di chi legge. Eppure no, non si può fare. Non possiamo scadere nella più trita banalità. Quella di Poggio al Tesoro non è e non deve passare per una storia banale, perché è Bolgheri stessa a non essere banale. E allora, se proprio dobbiamo pagare pegno ad un dotto cliché, citiamo pure il Carducci, ma non quello malinconico e nostalgico di Davanti a San Guido, bensì quello, più fresco e battagliero di una decina d’anni prima. A te, de l’essere Principio immenso, Materia e spirito, Ragione e senso; Curioso come le successive strofe di questo gagliardo inno suonino quasi a perfetta descrizione delle peculiarità ambientali che, circa un secolo più tardi, avrebbero fatto di Bolgheri uno dei paradisi della moderna viticoltura: Mentre ne’ calici Il vin scintilla Sì come l’anima Ne la pupilla; Mentre sorridono La terra e il sole E si ricambiano D’amor parole, E corre un fremito D’imene arcano Da’ monti e palpita Fecondo il piano; Al di là di questi versi premonitori, che paiono davvero fotografare con sintetica precisione quel genius loci così ben descritto da Gigi Brozzoni nelle pagine precedenti, questo inno ci sembra, però, particolarmente appropriato per evocare la speciale atmosfera che fin dall’inizio ha presieduto alla creazione del “mito” Bolgheri, quella particolare disposizione che ha animato l’elemento più volubile, ma secondo noi anche più determinante, di qualsiasi terroir d’eccellenza, ovvero l’uomo e le sue determinazioni. È un inno al Progresso, alla Modernità e con essi alla Razionalità che ne è presupposto, eppure, paradossalmente, è forse uno degli scritti più istintivi, viscerali, carichi di Passione che siano usciti dalla penna, per altri tratti un po’ formale ed ingessata, del Carducci. Passione e Ragione, dunque; le stesse che hanno spronato il marchese Mario Incisa della Rocchetta quando, col suo Sassicaia, “inventò” letteralmente il terroir di Bolgheri, ne scoprì e riconobbe Poggio al Tesoro, i suoi uomini e le sue donne Atto III Pagine precedenti: Marilisa, Silvia e Franco Allegrini Pagine successive: Il Viale dei Cipressi

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