Poggio al Tesoro - 10 Years / 2002 - 2012

58 Atto II / Poggio al Tesoro, la natura e gli elementi 59 Atto II / Poggio al Tesoro, la natura e gli elementi C’è più o meno lo stesso calore che troviamo a Barolo che è a un grado più a Nord, o a Montpellier che è a un grado più a Sud. È però ben più calda di Bordeaux, e questo dato ci interessa molto e più avanti ne faremo un cenno. Nel resto del mondo Bolgheri ha la stessa sommatoria termica di Stellenbosch, in Sudafrica; anch’essa è vicino al mare e, quindi, anche di questo parleremo. Le temperature di Bolgheri ci interessano soprattutto perché ci fanno capire meglio quello che è successo sul finire del secolo scorso e quello che si sta verificando in questi primi anni del nuovo millennio. Nella seconda metà del secolo scorso si è capito che questo clima, caldo senza esuberanze, permetteva un’ottima maturazione ai vitigni provenienti dal bordolese che a quell’epoca furono piantati, Cabernet Sauvignon soprattutto e più marginalmente Cabernet Franc e Merlot, proprio in ragione delle maggiori temperature che Bolgheri poteva vantare su Bordeaux. Con il progressivo aumento delle temperature dovute ai noti problemi di inquinamento generale dell’ambiente, la viticoltura bolgherese comprese che a questo punto era possibile puntare anche su altri vitigni oltre a quelli classici. Ci si rivolse, quindi, con maggior convinzione al Cabernet Franc, che con queste temperature matura meglio perdendo un poco della sua esuberanza vegetale, e persino al Petit Verdot, altro vitigno bordolese che in patria stenta a maturare ma che a Bolgheri sta dando risultati sorprendenti; e poi a due vitigni della Valle del Rodano come il rosso Syrah ed il bianco Viognier, che necessitano delle buone temperature paragonabili e quelle della natia Côte Rôtie. Ma se il calore, le temperature di Bolgheri sono comuni a tanti diversi luoghi, cos’è che a Bolgheri fa produrre vini unici ed inimitabili, se non la luce, quella sua luce così straordinaria? Quando sei a Bolgheri puoi vedere che le linee delle ombre si disegnano nettamente nell’aria e sul terreno come se ci trovassimo trasportati in un quadro metafisico di Giorgio De Chirico con le sue piazze sostituite dalle vigne, i monumenti scambiati con gli alti alberi, i muri rimpiazzati dai filari delle viti. I colori si stagliano nettamente e mantengono una gradazione nitida e tersa, senza sbavature, senza aloni. Così è la luce di Bolgheri, vera e irreale assieme. E la luce per la vigna e tutte le altre piante è l’elemento fondamentale senza il quale non vi sarebbe fotosintesi clorofilliana, cioè quel perpetuo miracolo che trasforma l’energia luminosa in energia chimica. Pagina a sinistra: Pali di testata nel vigneto di Via Bolgherese Pagine successive: La quercia da sughero a Le Sondraie: particolare

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