Poggio al Tesoro - 10 Years / 2002 - 2012

94 Atto III / Poggio al Tesoro, i suoi uomini e le sue donne 95 Atto III / Poggio al Tesoro, i suoi uomini e le sue donne forse l’annata climaticamente più complicata da quando lavoriamo a Bolgheri, ma per di più abbiamo lanciato nella mischia Franco quando il gioco era già ampiamente cominciato; ma lui non si è perso d’animo ed è entrato immediatamente in partita, risolvendo i problemi persino prima dei tempi che avevamo preventivato. Questo mi ha decisamente impressionato e mi ha fatto capire che, finalmente, avevamo trovato l’uomo giusto anche per la gestione agronomica dell’azienda». Il “trio trainante” di Poggio al Tesoro, ovvero Marrico, Nicola e Franco, sembra, in effetti, ben assortito e molto affiatato, cosa che appare subito evidente non appena li si mette a confronto tra di loro. Marrico Toni è una sorta di regista, quello che ha la responsabilità di far quadrare ogni cosa e di coordinare tutti gli aspetti organizzativi. È anche per questo che ormai sente l’azienda come fosse sua: «Sono qui da quattro anni e mezzo, un “soffio” nella vita di un’azienda e di un uomo, ma l’intensità con cui sto vivendo questa esperienza mi porta a considerare Poggio al Tesoro la mia “seconda casa”; anzi, qualche volta persino la “prima”. La cosa bella, però, è che, pur trattandosi di un impegno gravoso, non è per niente un peso e questo sicuramente grazie all’entusiasmo ed alla capacità di coinvolgimento che Marilisa riesce a trasmetterci quotidianamente. Con i miei due compagni di avventura, Nicola e Franco, con i quali condivido le responsabilità maggiori in azienda, c’è grande sintonia ed anche sotto il profilo caratteriale in qualche modo ci completiamo. Tra me e Nicola, che è il più giovane del gruppo, corrono una decina d’anni d’età ed altrettanti tra Franco e me; siamo, dunque, giunti a delle fasi della nostra vita che ben si integrano. Nicola ha una dinamicità ed un’ambizione importanti, In alto: Marrico Toni Pagine successive: Il primo sole del mattino sul Merlot direi persino una certa impulsività e “testardaggine”, ovviamente intese in senso positivo; tra di noi abbiamo avuto anche forti e nette differenze di vedute, ma con un dialogo franco, diretto, trasparente – stile comunicativo che ci accomuna – ci siamo sempre chiariti, trovando insieme il miglior compromesso per Poggio al Tesoro anche se, in realtà, non è mai capitato di trovarci in insanabile disaccordo, visto che condividiamo lo stesso tipo di approccio al lavoro. Franco, dei tre, è senz’altro il più calmo e riflessivo, in questo senso direi che praticamente è l’opposto di Nicola; è dotato di una fortissima carica umana e con lui in effetti non ho mai avuto contrasti rigidi, ma ci siamo subito trovati in accordo. Personalmente, invece, penso di posizionarmi a metà strada fra i due: credo di aver ormai raggiunto certi equilibri, soprattutto nell’accostarmi agli altri. Io sono, per così dire, un “burocrate”; scherzosamente mi piace definirmi uno che “mette a posto i fogli”. Prima di venire a Poggio al Tesoro lavoravo per la Confagricoltura di Livorno; il mio contatto con il mondo del vino non era, quindi, diretto, non ci vivevo immerso quotidianamente. Per me è stata, dunque, una continua scoperta, che mi ha svelato il “vero” mondo della campagna, l’importanza che in esso rivestono certi dettagli che prima mi apparivano solo mera routine. Ho avuto fortuna a trovare due persone come Nicola e Franco, che fra di loro, come è giusto che sia per i ruoli che rivestono in azienda, sul lavoro hanno un continuo contatto, scambio di esperienze e di opinioni; eppure, pur essendo professionisti competentissimi, coinvolgono anche me nelle questioni di vigna e cantina, ascoltano le mie opinioni e ritengono importante avere un punto di vista “esterno”, meno tecnico e magari basato su un diverso ordine di considerazioni. Il mondo del vino è interessante, pieno di vita e di colore, però spesso si trovano persone che amano mettersi in mostra, fare i “fenomeni”; non è questo il caso di Nicola e Franco, che lavorano dietro le quinte con passione e dedizione, danno un contributo fondamentale, ma lasciano che questo traspaia solo dal prodotto finale, dal vino e dalla sua qualità».

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